Tra utopia e realtà c’è di mezzo la normalità

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GIALLOROSSI.NET – Un anno e mezzo fa iniziava la nuova Roma. Una Roma che voleva esser grande, che voleva vincere e convincere. Una Roma che voleva insegnare a fare calcio. Diciotto mesi dopo, l’utopia si scontra con l’amara realtà del (temporaneo) fallimento.

Si parte con Luis Enrique, che propone regole, gioco, comportamenti, cultura del lavoro. La Roma stenta, ma sembra prendere il volo prima della sosta natalizia. Poi qualcosa si rompe. La trasferta di Bergamo e l’esclusione di De Rossi incrinano il rapporto tra allenatore e squadra, così come alcuni comportamenti dei giocatori. Spicca, tra le altre cose, la richiesta da parte dei giocatori di un cambiamento degli orari di allenamento e alcuni comportamenti al limite della correttezza, come il caso Osvaldo-Lamela. Luis Enrique lascia la squadra a fine stagione, nonostante la voglia da parte dei dirigenti di proseguire insieme il cammino. L’asturiano, inesperto sognatore, se ne va tra critiche ed isulti. 

È il turno di Zeman, un vangelo calcistico da 40 mila abbonamenti. Si riparte con entusiasmo, ma dura poco. Zeman prova ad impostare il suo calcio e per alcune partite ci riesce, non sempre supportato dai risultati. Si arriva alla sosta natalizia dopo le roboanti vittorie con Fiorentina e Milan e ottimi propositi per il nuovo anno. Alla ripresa però qualcosa non funziona: De Rossi non trova collocazione tattica, Stekelemburg finisce in panchina per essersi “ritirato” (tirato indietro, ndr), come afferma Zeman. Prima della gara di Bologna, il boemo denuncia comportamenti inappropriati, scarsa concentrazione ed assenteismo agli allenamenti. Spesso, infatti, è costretto ad annullare le doppie sedute. La società risponde piccata, le parole del Dg Baldini sanciscono lo scollamento di un amore mai davvero sbocciato. Dopo la gara un “dubbio potente” assale anche il Direttore Sportivo Sabatini: si discute dell’esonero. Dopo un vertice tra i dirigenti, si decide di andare avanti con Zeman. Che sia il popolo a decidere, ovvero i giocatori. Il risultato è inevitabile: partita vergognosa con il Cagliari all’Olimpico, sconfitta sonora per 2-4 ed esonero dell’allenatore. Se ne va Zeman, l’uomo che ama vincere rispettando le regole.

L’idea di un calcio “arrogante”, di una squadra giovane e “feroce” sembra dissiparsi tra le nebbie della quotidianità di Trigoria. Nella testa dei tifosi l’inevitabile ritornello: cambia tutto,ma per la Roma non cambia mai niente. Ora tocca ad Andreazzoli, volto noto a Trigoria. Il neo tecnico giallorosso promette poche e ferree regole. La grinta sembra quella giusta, l’obiettivo è chiaro: riportare la normalità a Trigoria, per continuare a sognare.

Giorgio De Angelis

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