NOTIZIE AS ROMA – La vecchia foto del campione con il piccolo tifoso è un classico. Ma quella di Youri Djorkaeff con Henrikh Mkhitaryan, scattata circa 20 anni fa, è molto di più perché dentro ci sono la storia di un’amicizia tra due famiglie (il padre Hamlet Mkhitaryan fu aiutato dall’ex Inter per arrivare a giocare in Francia, ndr), la diaspora, il talento e la sofferenza.
L’ex Borussia intanto pensa all’Italia, visto che ha firmato con la Roma, si è sposato vicino a Venezia dove con Al Bano ha cantato “Felicità”-“Volare” e questa sera affronterà proprio la Nazionale Azzurra con la maglia della sua Armenia. Lui è carico per oggi: “Pronto a segnare contro di loro il mio terzo gol nelle qualificazioni, vogliamo dimostrare di poter arrivare all’Europeo“.
L’infanzia di Mkhitaryan non è stata facile, con i continui spostamenti e la morte del padre, rimase in Armenia fino ai 20 anni, ma quando ne aveva 13 trascorse quattro mesi a San Paolo in Brasile, dove in uno stage affinò la propria tecnica e imparò il portoghese. I suoi idoli erano Djorkaeff, Zidane e Kakà. La sua carriera calcistica ha avuto una bella escalation: prima la gavetta allo Shakhtar, poi la consacrazione al Borussia Dortmund ed infine gli alti e bassi in Premier League con Manchester United e Arsenal.
Tutte queste esperienze in giro per l’Europa hanno plasmato un uomo assist che ha ancora diversi anni buoni davanti. A maggio non ha potuto giocare con i Gunners la finale di Europa League visto che si giocava a Baku in Azerbaijan, paese in guerra con l’Armenia per il Nagorno Karabakh: quindi non ottenne il visto e rimase a casa a guardare i compagni perdere la finale contro i Blues. E pensare che l’anno prossimo a Baku si giocheranno ben quattro partite dell’Europeo e l’Armenia è ancora in piena corsa per qualificarsi.
(Corriere della Sera)