AS ROMA NOTIZIE – Massimiliano Mirabelli, ex direttore sportivo del Milan, ha parlato al sito “Tuttomercatoweb.com” anche della Roma, di Fonseca e del nuovo ds Tiago Pinto. Ecco le sue parole:
Quanto è sottovalutato il lavoro di Fonseca alla Roma?
“Lui è veramente bravo. Forse pochi sanno che quando era al Milan avevo seguito dal vivo alcune partite delle sue squadre in Portogallo. Oggi si vedono tutti giocare dal basso, ma vi posso dire che è un lavoro totalmente di Fonseca quello della Roma, e molti hanno copiato da lui. Quando faceva quel tipo di gioco, ancora non era così utilizzato”.
Chi è Tiago Pinto?
“Una di quelle persone che mi piacciono, mi ci rivedo: gli piace girare tanto, svolgere il suo ruolo facendo scelte per conoscenza, vedere i giocatori dal vivo e non aspettare la telefonata del procuratore di turno. Un profilo simile al mio, veramente interessante: speriamo che a Roma lo facciano lavorare e gli diano tempo”.
Fonte: Tmw.com
Concordo con quanto detto su Fonseca. Molti dicevano che allo Shaktar, aveva semplicemente sfruttato il lavoro (certamente formidabile) di Lucescu, però bastava seguirlo da vicino, per capire che a livello di gioco le due squadre erano improntate molto diversamente. Persino il Braga aveva una sua identità, per quanto allora, la sua idea di costruire dal basso era certamente originale, ma meno sofisticata e avanzata rispetto ad oggi.
Se Pinto somiglia a Mirabelli siamo rovinati…
Mirabello, statte Bono.
La lingua te serve pe’ degusta’, no pe lecca’…
FORZA ROMA
O mamma mia, speriamo di cuore che Pinto sia esattamente l’opposto del tuo profilo.
Non credo si possano aggiungere altri 200 mln di buffi oltre a quelli lasciati in graziosa eredità dal Grande Skipper…
Il DS questo mister prezzemolino l’ha fatto una sola volta e poi l’hanno mandato via a calci insieme a Fassone! Apprezzo Fonseca,ma dire che l’iniziare la manovra dal basso è qualcosa che hanno copiato da lui che l’attuava quando lo facevano in pochissimi è una castroneria:Lo faceva Garcia,prima di lui Luis Enrique e Guardiola,hanno copiato Fonseca? Fonseca era bambino,ma proprio la Roma circa 40 anni fa giocava con un centrocampista in difesa proprio per questo e faceva possesso palla e,in assenza del centravanti(le rose erano corte)giocava con quello che poi è diventato il falso nueve(Falcao)Ma quanto era avanti Liedholm?
Liedholm era almeno 35 anni avanti a tutti, però al di là della sua iperbole, non è sbagliato dire che, nel momento in cui Fonseca ha abbracciato quell’idea di gioco, era ancora poco diffusa. La praticavano Guardiola, Luis Enrique, ma per il resto, in parte pure Spalletti anni prima, ma non erano costruzioni articolate e preparate nei dettagli come quelle che si vedono oggi. La Roma di Garcia, ma anche quella di Luis Enrique, riuscivano a fare girare la palla quando gli avversari non pressavano, altrimenti, non era assolutamente una rarità vedere lanci lunghi del portiere o dei difensori… anzi, mi sento di dire che, pure la costruzione del basso della Roma attuale, è preparata, ma assolutamente non esasperata.
Liedholm era almeno 35 anni avanti a tutti, però al di là della sua iperbole, non è sbagliato dire che, nel momento in cui Fonseca ha abbracciato quell’idea di gioco, era ancora poco diffusa. La praticavano Guardiola, Luis Enrique, in parte pure Spalletti anni prima, ma non erano costruzioni articolate e preparate nei dettagli come quelle che si vedono oggi. La Roma di Garcia, ma anche quella di Luis Enrique, riuscivano a fare girare la palla quando gli avversari non pressavano, altrimenti, non era assolutamente una rarità vedere lanci lunghi del portiere o dei difensori… anzi, mi sento di dire che, pure la costruzione del basso della Roma attuale, è preparata, ma assolutamente non esasperata.
Che grande assist che mi dai! Non so per quale motivo il grande innovatore del calcio italiano sia considerato Sacchi e non il grande Barone Liedholm.
Immagino che tale visione sia dovuta alla risonanza dei successi internazionali di una squadra che aveva dei grandissimi interpreti.
Ma se escludiamo pressing a tutto campo e fuorigioco sistematico, Liedholm è stato il padre del gioco moderno in Italia. Già nel campionato 74/75, concluso al terzo posto, introdusse il concetto del possesso palla, allora chiamato “ragnatela”. Estrinsecato in una delle sue famose massime “se palla l’abbiamo noi, avversari non possono segnare”.
Alla sua seconda esperienza, richiamato da Viola, fu padre della novità del doppio libero, Turone – Santarini, cioè due centrali entrambi abili nell’impostazione del gioco.
Due anni dopo schierò la squadra con due terzini entrambi “fluidificanti”, come si diceva allora, Nela – Marangon (con quest’ultimo sostituito dal compianto Aldo Maldera l’anno successivo).
Nell’anno dello storico scudetto 83, il capolavoro finale, quando mandò in campo, tra la perplessità dei più, una squadra con un solo difensore puro, il “russo” Vierchowod, arretrando Agostino al suo fianco per amplificare all’estremo il concetto di costruzione del gioco dal basso.
Un’idea talmente avanzata di calcio totale visibile anche nella singolare numerazione sulle spalle dei giocatori: uno stopper che aveva il 3, un libero col 10, un terzino col 6, un centrocampista col 5.
Se paragoniamo la modernità del calcio che offriva la Roma rispetto a quella della storica rivale, la Juve di Trapattoni, ci troviamo davanti a due mondi diversi: il calcio coi prodromi del 2000, di fronte a quello del 900.
Prima o poi qualcuno dovrà restituire al Barone Liedholm ciò che gli spetta di diritto.
Bravo e i terzini fluidificanti e la difesa a zona( la Roma era l’unica in Italia) e il piede invertito,altro che Guardiola! Che,poi,il centravanti è lo spazio mica Guardiola è stato il primo,Spalletti che faceva? A Roma abbiamo visto calcio, Liedholm sopra a tutti,ma anche il primo Eriksson, Zeman a quei tempi che piaccia o meno (a me meno) Spalletti stesso con le sue ripartenze niente di nuovo,ma il modo in cui ha utilizzato il genio di Totti il trequartista incursore-assaltatore con il suo 4231 che venivano a studiare… Insomma qualcosa abbiamo visto e,quando i tifosi hanno fischiato dopo la partita col Bate Borisov nonostante la qualificazione,no,caro Pallotta,non era perché erano plagiati dai giornalisti come si è sempre parato il xulo Baldissoni, perché poi erano gli stessi che hanno applaudito dopo la debacle contro il Bayern Monaco,ma tu non hai mai capito niente facendoti raccontare Roma da chi si doveva tenere il posto!
Io posso definirmi fortunato nell’aver vissuto, peraltro in gran parte sugli spalti, la Roma del Barone, ma non ho problemi ad ammettere che, solo a distanza di decenni ho compreso pienamente l’essenza del suo gioco e delle sue idee, soprattutto ascoltando la terminologia che viene utilizzata dagli studiosi di calcio attuale. In ogni caso, su youtube è ancora visibile una replica completa della leggendaria Roma Dundee 3-0, e chi ha voglia di vederla, può notare l’espressione di concetti di gioco assolutamente moderni, quali il possesso palla, la costruzione del gioco che parte dalla difesa (preferibilmente da Di Bartolomei, che infatti era un centrocampista schierato come libero), e i più classici strumenti di quello che oggi viene chiamato gioco di posizione.
Figurati io se potevo minimamente capirlo allora ancora bambina,quando aspettavo con ansia solo che la Roma segnasse,facevo fatica anche a seguire una partita,mi si mischiavano troppo i giocatori,i nostri e gli avversari,ahahah,ricordo mio padre che mi diceva:”Mica è il biliardino!”a cui in estate giocavo continuamente,me lo sognavo anche la notte!!!!! Ho riguardato alcune partite dell’epoca sul tubo!
Credo di essermi perso una sola partita casalinga del quinquennio magico targato Viola-Liedholm. Esattamente in occasione delle nozze d’oro dei miei nonni materni. Più un discreto numero di trasferte, prima con mio padre e poi con gli amici.
Credo sia stata la Roma più bella di sempre, anche perché durevole e non effimera come la Roma di Eriksson, quasi devastante, ma solo per un girone, e purtroppo non fino in fondo.
Una squadra che avrebbe meritato un paio di scudetti in più per il gioco e i valori espressi.
Uno scippato e un altro perso con un po’ di superficialità.
Ed eravamo certamente anche più forti del Liverpool, non ho dubbi. Ma arrivammo a quella gara già rimaneggiati, senza Maldera ed Ancelotti, e con Falcao tenuto in piedi coi cerotti, in un’epoca in cui le rose non erano ancora così vaste.
Altri ancora ne perdemmo nel corso della gara, come Pruzzo e Cerezo. I dannati Reds erano invece, manco a dirlo, al gran completo.
Vabbè, acqua passata (per modo di dire…non passerà mai), ma sono orgoglioso di averlo vissuto appieno quel periodo. Non voglio togliere niente alla Roma di Sensi e Capello, ma quella, nel suo massimo splendore, sprizzava prepotenza; quella del Barone, pura poesia.