NOTIZIE AS ROMA (Calcioefinanza.it, A. Oliva) – Mercato, ricavi e stadio. In sintesi sono tre i punti che la Roma deve sciogliere prima di tutto dal punto di vista economico, per poter stabilizzare i propri conti e diventare così un top club sia a livello di bilanci che di risultati. I secondi sono in vantaggio sui primi: se il club di Garcia si è confermata come seconda forza del campionato, centrando ancora una volta la qualificazione in Champions, il lato economico stenta un po’ di più, come attestato anche dalla recente sanzione comminata al club dalla Uefa in ottica Fair Play Finanziario. Tutti temi toccati non a caso negli ultimi due giorni dal management giallorosso, in particolare dal presidente James Pallotta, che dopo la presentazione del progetto finale dell’area del nuovo stadio della Roma, ha voluto mettere i puntini sulle i riguardo ad alcune questioni. Soprattutto, quelle riguardanti il mercato.
Punto 1, il mercato: occhio alle comproprietà
Per ora, il mercato ha riservato una notizia positiva: la possibile cessione di Gervinho. Il nostro ovviamente non è un giudizio tecnico, ma economico. Arrivato nel 2013 per 8 milioni di euro, può partire per il club arabo dell’Al Jazira per 14, facendo realizzare al club una plusvalenza di circa 7 milioni di euro. Entro il 25 giugno però c’è la questione comproprietà. La Roma in questo momento è impegnata con una molto “scottante”, quella di Radja Nainngolan con il Cagliari. Il presidente dei rossoblu non molla e per il centrocampista vuole 13 milioni per la seconda metà. Se l’operazione non dovesse concludersi con un accordo si andrà alle buste. A questi vanno aggiunti altri due esborsi, il cui costo è stato invece fissato (si tratta di prestiti con riscatto, ma non obbligatori): 5 milioni per Astori, 12,5 per Ibarbo. Il rischio è che la Roma debba quindi girare al Cagliari 30,5 milioni di euro. Il prossimo consuntivo verrebbe quindi subito appesantito dal mercato. Pallotta ha spiegato in conferenza stampa che “Abbiamo bisogno di 4-5 innesti: ci sono mancati Strootman e Castan la scorsa stagione. Se è presto per vedere la Roma acquistare un grande attaccante? No, tutt’altro”. D’accordo, ma con quali soldi? Non dimentichiamo che la Roma chiuderà in rosso anche il bilancio 2014/15. Segnali in questo senso sono arrivati dall’ultima relazione sul consuntivo: la Roma ha chiuso i 9 mesi dell’esercizio 2014/15 con una perdita netta a livello consolidato di 15,7 milioni di euro. E il concordato con la Uefa prevede che il pareggio di bilancio non possa sforare di 30 milioni di euro negli esercizi 204/15 e 2015/16.
Punto 2, i ricavi Champions utili come l’ossigeno, poi il merchandising
“Nel breve periodo i risultati economici dipenderanno da quelli sportivi”, scriveva lo stesso club nell’ultimo bilancio annuale, chiuso in rosso di 38 milioni. Ovvero: bisogna andare in Champions. Missione compiuta, in questo senso. Ora però il club deve confermarsi, perché i ricavi europei aumenteranno in maniera sensibile nei prossimi 3 anni. E qui arrivano le buone notizie, che addolciscono il punto 1. Dall’ultima campagna continentale nel massimo torneo, la Roma si è messa in tasca 49,2 milioni tra gettone di presenza, performance bonus, market pool e botteghino. Risultati che hanno portato i ricavi a raggiungere quota 140,97 milioni dai 91,25 milioni dello stesso periodo dello scorso anno, per un risultato finale che dovrebbe tenersi sui 175 milioni di euro.
E i soldi della Champions sono tranquillamente replicabili, se non addirittura superabili. Perché aumenteranno gli introiti da bonus e market pool: dalle tv, nella prima fase, la Roma si metterà in tasca 19,25 milioni di euro, ovvero il 35% spettante alla seconda classificata della prima metà del montepremi tv (110 milioni in tutto, grazie all’accordo Uefa/Mediaset). A questi si aggiungeranno i 12 milioni di gettone di qualificazione: siamo a 31,25 milioni messi in tasca senza nemmeno scendere in campo. Quindi, ci sono i perfomance bonus (1,5 per ogni vittoria, 500 per il pareggio: un buon girone può regalarti anche 5 milioni di euro. Con la qualificazione agli ottavi ricevi 5,5 milioni: siamo a 41,75 senza considerare la seconda parte del market pool e gli incassi al botteghino, voce che alla Roma in questa stagione ha dato soddisfazioni con 8,9 milioni di incassi dal matchday europeo.
Da non dimenticare che Pallotta sta lavorando sul fronte maglia: “Il main sponsor per la maglia? Abbiamo diverse parti interessate, aver partecipato alla Champions League ci ha aiutato. L’accordo con la Nike ci garantirà notevoli introiti nel corso del tempo. Nike produce maglie bellissime, ma ora deve distribuirle nel mondo e venderle”, ha spiegato Pallotta. I ricavi da contratto con il “baffo” sono di 5,2 annui, più 14,7 dal merchandising. Il piano di Pallotta, rivelato da Calcio&Finanza, prevede di portare i ricavi a 55 milioni tra sponsor e media entro il 2016/17, grazie anche alla Champions.
Punto 3, lo stadio per il salto di qualità
Nel calcio di oggi, il primo comandamento deve essere quello di stabilizzare i ricavi. Perché non ci si può basare solo sulle plusvalenze, visto che dipendono da un mercato fluttuante come quello del player trading. Con gli introiti della Champions la Roma può guardare al futuro in ottica Fair Play Finanziario con un po’ più di tranquillità, ma lo stadio è quello che ti permette di fare il salto di qualità. Perché Nike verserà dei bonus extra come da contratto al primo anno nel nuovo impianto, più altri bonus per ogni stagione giocata nello stadio di Tor di Valle coperto dal contratto. Inoltre, la voce merchandising può ricevere una decisa spinta dal nuovo impianto, che prevede l’integrazione nel complesso dello stadio di Roma Village aperto tutto l’anno. Una sorta di polo attrattivo per tifosi e turisti del pallone, gli stessi che visitano soprattutto gli stadi inglesi.
Lo stadio, tra attività commerciali e matchday, può rimpinguare la base dei ricavi giallorossi, che secondo il piano di Pallotta dovrebbero usufruire dell’impianto a partire della stagione 2017/18. Difficile dire ora quanto potrà influire sulla torta degli introiti. L’unico stadio che può fare da benchmark, cioè da paragone, è lo Juventus Stadium di Torino, che con i suoi 41mila posti ha portato nella stagione 2013/14 ricavi da matchday per 41 milioni di euro, con una percentuale di riempimento superiore al 90%. Se guardiamo i dati dell’attuale Olimpico (più grande dello Stadium), la media spettatori della stagione appena conclusa è stata di 40mila spettatori. Lo stadio nuovo – che sarà di 52mila posti, ma aumentabili fino a 60mila) dovrebbe richiamare una cornice di pubblico importante: difficile credere che nel tempo la Roma possa produrre ricavi inferiori a quelli della Juve, anche se la storia (di altri impianti come l’Allianz) insegna che i ricavi non sono subito alti, ma incrementali nel tempo e che tendono poi a stabilizzarsi. Anche qui, è la Champions con il suo numero di partite a fare la differenza. Lo stadio è quindi un nodo importante da sciogliere: entro 6 mesi ci dovrà essere l’approvazione ai lavori della Regione.