La Roma di Garcia in cinque mosse

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AS ROMA NEWS (IL MESSAGGERO, U. TRANI) –  Il pianeta Roma ruota attorno alla sua idea di calcio. Che non è solo quella di campo, intesa come tattica e addestramento. Fin dal suo primo giorno di lavoro a Trigoria, Rudi Garcia dedica parte del suo tempo ai colloqui individuali e di gruppo. Parla diretto perché si vuole far capire. Da tutti. E ci sta riuscendo. Addirittura, con un’ammissione in pubblico, prima della sfida con la Lazio ha elogiato i giocatori per la velocità nell’apprendere i suoi concetti. Il primato conferma che la sua impressione è giusta. Lui, imbattuto nei derby anche in Francia, mai era partito così da quando fa questo mestiere. Merito suo e di chi lo sta ascoltando da due mesi e mezzo. L’unione di intenti, senza alcuna intromissione esterna, ha spinto la squadra giallorossa in testa alla classifica. Fiducia reciproca e punteggio pieno. E coinvolgimento, come racconta il francese: «Non volevo andare sotto la Sud, mi ha convinto De Rossi. Ho trovato un gruppo da ricostruire, per cui ci siamo affidati a calciatori più esperti. Spero che i miei giocatori vedano le coppe europee, così avranno più fame». Strategia chiara, sintetizzata in cinque mosse.

I COMPITI PRECISI – Garcia non bluffa mai. Niente pretattica, a cominciare con i suoi primi interlocutori. Anche i giocatori sanno che il francese ha una formazione base. Per dieci-undicesimi è quella. Tre partite su quattro ha confermato dieci uomini, cosa impossibile nel suo debutto nel nostro torneo, solo perché Strootman era indisponibile. Le uniche varianti riguardano il tridente che è stato lo stesso, dall’inizio, solo due volte, nelle gare all’Olimpico contro il Verona e la Lazio, con Gervinho accanto a Totti e Florenzi, fin qui sempre titolari. Al Picchi contro il Livorno cominciò invece Borriello e al Tardini contro il Parma l’ultimo arrivato Ljajic. Oltre ad aver scelto la squadra di partenza per il suo 4-3-3, Garcia ha anche evitato di modificare il ruolo dei giocatori. Utilizza ogni interprete nella posizione preferita dallo stesso. E’ chiaro che, chiedendo il movimento soprattutto delle punte, non assegna una zona precisa e lascia parecchia libertà ai tre davanti di muoversi e ai tre centrocampisti di scambiarsi i compiti. Pjanic è quello che sale di più, da trequartista per il 4-2-3-1. De Rossi e Strootman si alternano nella regia: il primo di solito è il più arretrato del reparto.

IL RUOLO DEL VICE – Bompard studia i rivali dall’alto e Garcia, ricevute le informazioni dal collaboratore nell’intervallo, si aggiudica l’incontro nel secondo tempo. E’ sempre successo, da Livorno al derby. Già dopo la seconda gara, contro il Verona, il ruolo del collaboratore è sembrato determinante e lo abbiamo subito segnalato. La Roma cambia ritmo e atteggiamento, come se qualcuno avesse svelato ai giocatori ogni segreto dell’avversario. Troppo uguale il copione, in ogni match, per non essere scritto dalla stessa mano. Quella di Bompard, appunto. A trasferirlo al gruppo ci pensa Garcia.

IL PESO DELLE SOSTITUZIONI – Tutti i gol nella ripresa: 10 su 10. Ma soprattutto 9 dopo il primo cambio, quelli per andare in vantaggio (Florenzi, a Parma, pareggiò quando in campo c’era ancora la formazione base). Chi entra cambia la storia del match. In assoluto risulta decisivo. Gervinho a Livorno e a Parma, Ljajic contro il Verona e la Lazio. Chi esce, passa per deludente o ininfluente. Garcia, però, non la pensa così. E ripete sempre:«Abbiamo difeso bene e siamo stati pazienti, il lavoro fatto nel primo tempo si è visto nel secondo».

LA PRIORITÀ ALL’EQUILIBRIO – Garcia non ha fretta e gli va bene prendersi i tre punti alla distanza. Ecco perché spesso fa riferimento alla pazienza. E all’ordine. Non accetta che la Roma si faccia trovare sbilanciata e quindi impreparata. Preferisce che la palla riparta dai difensori. Meglio ricominciare che sbagliare. Non guarda a chi gioca davanti, ma all’assetto che deve essere registrato bene. Nei reparti e nei singoli: collaborazione e partecipazione per essere squadra.

I RISCHI AL MINIMO – Insieme con l’Inter, la Roma ha la miglior difesa del campionato: 1 gol subìto. Ma De Sanctis, al momento, è il portiere meno impegnato della serie A: nello specchio ha ricevuto 5 tiri e fatto 4 parate (l’altra conclusione è la rete di Biabiany), nessuna contro il Verona e la Lazio. Reina, portiere del Napoli capolista con i giallorossi, di interventi ne ha fatti già 16, mentre i tiri verso la sua porta in tutto sono 19 (tre reti prese).

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