CORSPORT (A. GHIACCI) – Presente il termine «pigrizia» che il direttore generale Franco Baldini gli affibbiò ancora prima di arrivare a Trigoria e che tanto fece discutere? Oggi sembra niente. E non solo perché in seguito il dirigente giallorosso disse che in quelle parole c’era «solo amore» . Ma perché stavolta la Roma è andata oltre, proprio con chi non bisognava andare oltre. Francesco Totti, il soggetto di cui si parla, non è assolutamente intoccabile, ci mancherebbe. Ma nell’episodio in questione, vale a dire il rigore “rubatogli” da Osvaldo a Genova, il numero dieci giallorosso si è comportato da capitano vero facendo la cosa più giusta che c’era da fare: passare oltre senza fare scenate.
FATTI – Quando Osvaldo si è procurato il penalty contro la Sampdoria, ha preso il pallone e ha cominciato con le classiche movenze di chi sta per battere: ha atteso che l’area si liberasse, ha sistemato il pallone sul dischetto e non si è curato minimamente di Totti, «il rigorista della Roma da vent’anni» , che era alle sue spalle con le mani sui fianchi tentando di capire cosa stesse accadendo, se il compagno fosse davvero convinto di fare ciò che poi avrebbe fatto. Solo uno sguardo tra i due, dopo il quale Totti ha capito che era meglio farsi da parte. La faccia del capitano della Roma, però, parlava da sola. La spiegazione, in questo caso, saprebbe darla anche un bambino: Totti ha desistito per non peggiorare la situazione, per non rischiare di arrivare ad una scena che nessuno avrebbe visto volentieri, per di più nel momento più delicato degli ultimi otto anni di Roma. E non ha lasciato stare, questo è certo, per mancanza di carattere o per scarsa voglia.
RIMPROVERO – La Roma invece, negli ultimi due giorni, tramite le tesi di alcuni dei sui più alti dirigenti, ha dato la responsabilità dell’accaduto anche a Totti. Tanto che ieri il tecnico Andreazzoli, uomo scelto dalla società dopo l’esonero di Zeman, ha preso il capitano da parte e gli ha spiegato che per il suo ruolo avrebbe dovuto imporsi, prendere il pallone e battere. E i due minuti trascorsi alle spalle di Osvaldo con aria interlocutoria a cosa servivano se non a questo? Andreazzoli ieri ha fatto la parte dell’allenatore, del tecnico vero: da Trigoria fanno sapere che il discorso a Totti è stato fatto in disparte proprio per affermare la leadership del numero dieci. Ma Andreazzoli non avrebbe fatto prima ad imporsi a Marassi richiamando Osvaldo e dicendo, come poi ha fatto a fine partita, che «Totti è il rigorista da vent’anni…» (…).
MALUMORE – Totti ovviamente ci è rimasto male, perché “l’appunto” non se l’aspettava. Ripetiamo: le immagini parlano chiaramente, almeno quanto quelle del gesto di Delio Rossi. Il rimprovero ad Osvaldo è stato fatto di fronte a tutta la squadra, ed è stato severo. Quello a Totti è stato più un discorso con indicazione di comportamento annessa. Ma non va comunque, non può andare: siamo su due piani totalmente differenti. (…)