Gli infortuni e il blocco psicologico: Diego si è ripreso fascia e dischetto

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AS ROMA NOTIZIE – L’ultima partita in cui Diego Perotti è partito titolare era contro il Bologna il 23 settembre. Sono passati poco più di tre mesi da quel 2 a 0 incassato al Dall’Ara che ha aperto ufficialmente la crisi della Roma in campionato con risultati insoddisfacenti, tensioni e infortuni. E sono stati proprio i guai muscolari al bicipite femorale prima e al polpaccio poi, che hanno tenuto Diego in infermeria privando Di Francesco di un calciatore utilizzato la scorsa stagione per 2364 minuti. Quasi sempre da titolare, poi.

RIGORE DA DERBY – L’argentino adesso è tornato più carico e grintoso che mai, ridando alla squadra quella energia mentale che le mancava: «Per me quella contro il Sassuolo è stata una finale di Coppa del Mondo». Una frase che vale più di mille parole, pronunciata da un uomo che gioca per la Roma dall’inverno del 2016 e che ha tanto da insegnare a chi si approccia alle partite con troppa superficialità. Per Di Francesco quello con il Sassuolo è stato il match meglio giocato della stagione: «Il primo tempo lo avremmo potuto chiudere anche 3 a 0. Il rigore? È stato peggio di quello che ho tirato al derby, era difficile per quanto vissuto negli ultimi mesi e volevo segnare per i compagni», ha detto l’attaccante argentino a fine gara.

Una rete che ha permesso a Perotti di scaricare le tensioni e il nervosismo accumulati negli ultimi mesi per via dell’andamento discontinuo e delle contestazioni della Curva, oltre che per i suoi infortuni che lo hanno gettato in una fase di debolezza psicologica, simile a quella vissuta in passato, quando ha pensato di smettere col calcio: «L’abbraccio dei compagni è stato bello, mi sono mancati. Non capita spesso di segnare, quando lo faccio voglio sfruttare al massimo il momento, specialmente davanti ai nostri tifosi».

SQUADRA UNITA – I tre punti con il Sassuolo, oltre a dare respiro a Di Francesco, avvicinano la Roma alle prime quattro in classifica, ma non cancellano la paura di ricadere nel baratro con prestazioni scadenti: «Quando non vinci è tutto più difficile, ci sono state partite in cui non meritavamo i tre punti, altre in cui faticavamo a chiuderla. Io ho visto sempre una squadra unita, abbiamo provato a uscirne, manca tanto per migliorare, ma proveremo ad arrivare più in alto possibile. Ognuno vuole dare il massimo, ci sono giocatori fortissimi e siamo coperti in tutti i ruoli. Questa vittoria deve essere un punto di partenza».

(Il Messaggero, G. Lengua)

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2 Commenti

  1. Si parla sempre di gioco e allenatori che non hanno un gioco,non si capisce invece che il gioco lo fanno i calciatori.
    Ieri rientra Perotti dopo una vita e la Roma improvvisamente ritrova il gioco.

    • Il “gioco”, cos’è il “gioco”? La squadra più forte d’italia gioca esattamente come la Roma, solo che lo fa “meglio” come interpretazione dei singoli perché: sono più forti! Oggi il napoli non gioca molto differentemente dalla Roma, lo faceva quello di Sarri, nel bene essendo un gioco spettacolare e “bello da vedere”, MA anche portatore di alcuni problemi (ad esempio il non poter cambiare gli interpreti e una certa “prevedibilità” contro le forti… non a caso DiFra lo ha ingabbiato lo scorso anno a Napoli, stessa cosa dicasi di Allegri). Il “gioco” lo fanno anche le soluzioni, Perotti e Pastore sono quelli che le danno contro certi tipi di squadre “chiuse” o che “pressano alto sulle fasce” ad esempio contro il Parma averli sarà FONDAMENTALE.

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