NOTIZIE AS ROMA – IL MESSAGGERO (V. ZAGNOLI) – È la partita del cuore per il pescareseEusebio Di Francesco, 44 anni, vincitore del terzo scudetto con la Roma. L’allenatore del Sassuolo arrivò in giallorosso nel ’97 dal Piacenza, restò 4 stagioni (con Zoff disputò 12 partite in nazionale, con un gol), ma nel 2000-01 si infortunò gravemente e disputò appena 5 partite. «Sarà una bella emozione – racconta – l’Olimpico ha sempre un fascino particolare, lì ho trascorso giornate indimenticabili. Giocare a Roma mi ha insegnato che le partite non sono mai scontate,speriamo sia così anche stavolta, non dobbiamo sentirci battuti in partenza».
IL CUORE GIALLOROSSO Finita la carriera, tornò in giallorosso, nel 2005 fece il team manager nei primi due campionati di Spalletti allenatore, ma poi fece persino il ds, al Val Sangro. Da esordiente in A, era stato esonerato dal Lecce,ora insegue la salvezza.«Abbiamo 9 punti contro 31. Leggo con piacere analogie con la partita di Napoli, pareggiata con merito,ma questa Roma fa paura a chiunque: la mano di Garcia si vede soprattutto sul piano psicologico, si è schierato da subito coni ragazzi. E poi ci sono due vecchietti: De Rossi a dire il vero neanche tanto, ma è il simbolo di questa squadra che fa cose eccezionali e fondamentale per l’equilibrio; Totti non c’è ma a 37 anni ha dimostrato di essere ancora un grande giocatore ». Di Francesco lo porta come esempio a Domenico Berardi. «Ha caratteristiche differenti ma può studiare le sue giocate qualititative. L’ho lanciato nella mia prima panchina con il Sassuolo, deve lavorare con umiltà ma restare spensierato. Gli piace Messi, guardi però anche Cristiano Ronaldo e Ozil, mancino come lui. A Genova ho rivisto il Sassuolo che mi piace, con tre attaccanti abbiamo creato tantissimo ma poi si è cambiatomododi giocare. I tre gol sono stati incassati con troppa facilità, su calcio piazzato, ma in fase difensiva siamo migliorati».