AS ROMA NEWS (IL MESSAGGERO, M. FERRETTI) – Sud vuota? E allora, da ragazzi bravi e rispettosi, i giocatori della Roma segnano tre gol uno in fila all’altro sotto la Nord. Apre Maicon, con la collaborazione di Cacciatore, chiude l’ultimo arrivato a Trigoria, Adem Ljajic. Un destro maligno, forte e indirizzato alla perfezione dove Rafael non sarebbe mai potuto arrivare. E Olimpico in delirio. Pensare che il serbo soltanto pochi giorni fa era ancora un giocatore della Fiorentina indeciso sulla strada da prendere. La rete che ha blindato il risultato, gli abbracci dei compagni, le paroline che gli ha sussurrato all’orecchio quell’ultrà di De Rossi, devono averlo convinto che la scelta di puntare sul giallorosso non è stata sbagliata. Gol all’esordio con la maglia della Roma, e dopo appena una manciata di minuti dall’ingresso in campo, esattamente come era accaduto a Lamela, due campionati fa contro il Palermo. Via Erik, dentro Adem e la storia non cambia… «Non lo sapevo, ma è una cosa bella», sottolinea il serbo. «Sono felice di stare alla Roma che è molto forte. Sono contento della vittoria per me, per la squadra e per i tifosi. In questi giorni qui a Roma ho avuto la possibilità di conoscere Totti: è incredibile sia sul campo che dal punto di vista umano».
Da Erik ad Adem, la storia non cambia
L’INTESA
Già, Totti. Sarà stato un caso, ma dopo l’ingresso in campo di Ljajic si è visto un capitano più sciolto, più sicuro delle proprie giocate. Ha duettato spesso con il serbo, sapendo di poterlo fare con tranquillità. Questo perché Adem ha grande qualità nei piedi, non ha paura di tenere il pallone e di provare la giocata importante, quella che ti può determinare la superiorità numerica a due passi dalla porta avversaria. Ha segnato un gol, un altro (su assistenza di Maicon) l’ha sfiorato, dando complessivamente la sensazione di trovarsi a suo agio nel sistema di gioco di monsieur Garcia. Oltre che di far giocare bene i propri compagni, tanto è vero che Ljajic è entrato sullo zeroazero e nel giro di un quarto d’ora la pratica Verona era stata abbondantemente archiviata. Con quelli della Nord a cantare “ma che sete venuti a fà?” ai tifosi veronesi.