Benatia: «Che emozione affrontare l’Udinese. E non posso frenare»

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NOTIZIE AS ROMA (MESSAGGERO VENETO, M. PERTOLDI) – «Non ho fatto ancora nulla, devo ancora dimostrare tutto». Basta questa frase per inquadrare Medhi Benatia. Per capire perché mastro Guidolin si è innamorato di lui appena lo ha visto e perché il grande ex sia diventato uno dei più forti centrali del panorama europeo. E se anche adesso gioca – e soprattutto vince – con la Roma, “Bena” ha nel cuore Udine e la sua gente. Perché chi ama ed è stato amato non dimentica. Mai.

Benatia dica la verità: è emozionato per il suo ritorno al Friuli?
«Sì, tanto. Domenica sarà difficile trovare la concentrazione giusta rivedendo tanti amici e con il mister, per la prima volta, seduto sulla panchina avversaria. Ma c’è un battesimo per tutte le cose, io sono un professionista e adesso gioco per la Roma».

Quanto deve a mister Guidolin la sua carriera?
«Tutto. E gli sarò grato per sempre. È stato il primo a credere, davvero, in me dandomi quella possibilità che mi era sempre mancata in Francia e cioè giocare in prima divisione. Mi ha fatto esordire, da perfetto sconosciuto, a San Siro e mi ha fatto crescere sia come giocatore che come uomo. Mi ha cambiato la carriera e, quindi, la vita e non smetterò mai di ringraziarlo».

Tre stagioni in bianconero ricche di soddisfazioni…
«Sì, tre annate meravigliose e in cui abbiamo scritto le pagine più belle della storia della società. Non è stato facile cambiare squadra e città. I primi due mesi a Roma sono stati duri, non riuscivo a voltare pagina e a staccarmi dall’ambiente friulano. A Udine mi hanno voluto bene tutti, dal primo minuto in cui sono arrivato in Italia, e non potrò mai dimenticarlo».

Riavvolgiamo il nastro della memoria bianconera: il momento più brutto e quello più bello del suo triennio all’Udinese?
«A livello di squadra direi che il periodo più difficile è stato quello dopo l’eliminazione con il Braga, mentre personalmente non ho dubbi: i due mesi dopo la coppa d’Africa di due anni fa. Non stavo in piedi, non riuscivo a fare un passaggio a cinque metri, ma nessuno mi ha mai messo in discussione e sono riuscito a rialzarmi. L’apice? Ricordi bellissimi, per fortuna, ce ne sono tanti, ma se proprio devo sceglierne uno dico la prima rete, contro il Cesena, con la maglia bianconera. L’avrò rivista su YouTube almeno un centinaio di volte!».

Si aspettava un avvio di stagione così difficile da parte dei suoi ex compagni?
«No, perché per la prima volta non sono stati venduti i giocatori migliori e forse il problema è proprio questo. Quando c’ero io se ne sono andati un anno Sanchez, Inler e Zapata e la seconda stagione Asamoah, Isla e Handanovic. In spogliatoio avevamo davvero paura di retrocedere e così partivamo a mille all’ora per arrivare il prima possibile a 40 punti. Magari quest’anno a Udine hanno pensato di essere un po’ più tranquilli…».

Come finisce Udinese-Roma?
«A me va benissimo vincere 1-0 all’ultimo minuto. Chi pensa che per noi in Friuli sarà una passeggiata si sbaglia di grosso. Io conosco il valore dei miei ex compagni e so che sarà durissima. Totò? È il pericolo numero uno di una squadra di valore. Gli ho scritto un messaggio avvisandolo che non sarà come in passato quando, in allenamento, mi pregava di andare piano e di non entrare duro!».

È vero che in caso di vittoria a Udine ha promesso di pagare la cena a tutta la rosa?
«Sì. Dopo la gara con il Napoli in tanti festeggiavano e non pensavano alla prossima gara. Ma io che conosco benissimo l’Udinese non mi fido per niente. E allora in spogliatoio ho detto: ma lo sapete che Guidolin non perde in casa da più di un anno? No? Bene. Se domenica portiamo a casa i tre punti, allora, vi porto a cena tutti».

Domenica si aspetta fischi o applausi?
«Non posso entrare nella mente delle persone. Quello che posso dire è che io, per l’Udinese, ho sempre dato tutto e anche di più. E sono orgoglioso dei traguardi che abbiamo raggiunto insieme».

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