IL TEMPO, D. PALIZZOTTO –Luciano Moggi contro la Repubblica italiana. La battaglia legale condotta dall’ex direttore generale della Juventus sulla vicenda Calciopoli (ancora in corso per ciò che riguarda il processo penale a Napoli) travalica i confini nazionali e sbarca di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dove Moggi ha presentato ricorso per l’annullamento delle sanzioni ricevute dai giudici sportivi (squalifica di 5 anni e successiva radiazione) e confermate in parte dai tribunali amministrativi (il Tar del Lazio deve ancora pronunciarsi sulla radiazione). Moggi non ci sta. L’ex dirigente bianconero non vuole arrendersi alle «storture» giudiziarie subite a suo avviso in Italia. I motivi del ricorso presentato dall’avvocato Federico Tedeschini sono chiari: secondo Moggi, le pronunce della giustizia sportiva e successivamente dei tribunali amministrativi avrebbero violato palesemente diversi principi stabiliti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, dal diritto all’equo processo al diritto al ricorso effettivo, fino al divieto di discriminazione.
Moggi sfida l’Italia
Secondo Moggi la giustizia sportiva e poi quella ordinaria non hanno garantito il giusto processo. Al contrario, per condannare l’ex dg della Juve i diversi tribunali avrebbero utilizzato soltanto «brogliacci», ovvero stralci delle intercettazioni telefoniche captate dagli inquirenti, utilizzabili solo per le indagini preliminari ma senza alcuna valenza in sede processuale «se non asseverati da perizia giurata da condurre direttamente sulle registrazioni delle conversazioni medesime», come si legge nel ricorso. Moggi attacca duramente anche l’ex Commissario Straordinario della Figc Guido Rossi, chiamato a sostituire Franco Carraro quando scoppiò lo scandalo Calciopoli e tirato in ballo dall’ex della Juve perché «responsabile della nomina di alcuni nuovi membri degli organi sportivi»: nel ricorso, infatti, Moggi denuncia anche il problema della commistione tra ordinamento sportivo e amministrativo.
Per tutto questo, e non solo, Moggi chiede che le sanzioni ricevute in Italia – ritenute contrarie «ai principi di ragionevolezza e proporzionalità tutelati dalla Convenzione» – siano dichiarate illegittime, così come la decisione della Cassazione con la quale è stato respinto il ricorso dell’ex dirigente bianconero. Ma non è tutto, perché Moggi chiede alla Corte di condannare la Repubblica italiana e rimuovere prontamente gli effetti pregiudizievoli subiti a causa delle sentenze: di conseguenza, l’ex dg pretende un’equa riparazione per i danni subiti. Tante richieste e una certezza: nonostante il ricorso sia stato inoltrato d’urgenza, per avere una prima risposta sull’ammissibilità Moggi dovrà attendere almeno sei mesi. E per l’eventuale decisione finale ci vorranno circa due anni. Ma l’ex dirigente della Juventus non vuole fermarsi.